Thailandia. A Phuket alla scoperta del primo ospedale del sud est asiatico che salva i cani dalle torture e dal commercio di carne di cane

In Thailandia, in una Phuket meno conosciuta, è nato il più grande ospedale per i cani e i gatti randagi di tutto il Sud Est Asiatico. Un altro viaggio fantastico de La Scimmia Viaggiante, alla scoperta del lavoro straordinario della Soi Dog Foundation fra cure di ultima generazione, tanti volontari e migliaia di animali che rinascono dall’abbandono, dalle malattie e dalla solitudine della strada. Arrivare a Soi Dog, dopo essere sbarcati a Phuket, è facile. Difficile è dimenticare. Grazie a Paola Tonussi, alla compagna di viaggio Barbara Ghinfanti

Circa 200 interventi chirurgici al mese

Mentre in Asia ancora si combatte la tradizione di mangiare carne di cane (in Sud Corea ha chiuso soltanto a dicembre il più grande macello di cani, leggi sfiorando l’icona blu) Qui, nell’ospedale di Gill e John Dalley, ingegnere chimico lui, impiegata di banca lei, arrivati da Leeds, Inghilterra, quattordici anni fa per una vacanza esotica e mai più ripartiti, i randagi che fino al giorno prima vivevano di stenti e di avanzi si imbattono in una struttura che, nel cuore della Phuket tropicale, ha quasi del miracoloso. Completamente gratuita per ogni randagio, cane o gatto, che vi metta piede, è una perla di moderne tecnologie e di efficiente accoglienza. Ogni mese permette tra i 150 e i 200 interventi di ogni genere (sotto uno scatto in camera operatoria, foto Soi Dog Foundation) sugli animali ricoverati: un’ottantina di operazioni chirurgiche tra rimozioni di tumori, amputazioni, cure ortopediche, chirurgia degli occhi. Ospita un team di 11 veterinari e uno staff di supporto di 23 elementi.

La necessità delle sterilizzazioni

Settecento circa le sterilizzazioni ogni mese, gli unici interventi capaci di mitigare la piaga del randagismo. Numeri importanti per una struttura all’avanguardia che può offrire giornalmente cure dentistiche, cucce riscaldate per madri e cuccioli, aria purificata con ultravioletti, macchinari per effettuare radiografie e analisi. Fisioterapia per i più malandati e idroterapia per tutti quegli animali che hanno subito un intervento di chirurgia ortopedica, magari perché erano stati investiti su una delle trafficatissime vie di Phuket. Cani come pazienti di lusso. Una situazione paradossale se si pensa alla realtà della «vita da cani» in tanti altri Paesi dell’area: Taiwan ha vietato soltanto un mese fa il consumo della carne di cane e di gatto

Il sogno di Gill e il miliardario sponsor

«È stato un sogno. Il sogno di Gill per moltissimi anni: negli ultimi quattro non aveva fatto altro che dedicarsi completamente alla sua progettazione e negli ultimi due aveva letteralmente curato ogni dettaglio di questo ospedale» spiega John Dalley, fondatore insieme alla moglie Gill (scomparsa pochi mesi fa) della «Soi Dog Foundation» (tutte le foto di questa pagina sono della Foundation), l’organizzazione animalista che dalla sua nascita, nel 2003, si batte attivamente contro il randagismo nel Sudest asiatico promuovendo la sterilizzazione e la cura dei cani di strada. Inaugurato pochi giorni fa, l’ospedale che John Dalley definisce «una delle tante eredità che Gill ha lasciato ai cani randagi della Thailandia che lei amava tanto», è costato circa un milione e mezzo di dollari e una bella fetta di questi, circa 250 mila, arrivati direttamente da un miliardario cinese che ha contribuito al progetto della coppia inglese, sponsorizzando l’acquisto di strumenti diagnostici e macchine per i diversi trattamenti previsti.

Il 95% delle donazioni arriva via Facebook

Un piccolo miracolo che si fonda sulle donazioni. «La maggioranza arrivano dal digitale – spiega Dalley – in particolare il 95% arriva da Facebook. Nel dettaglio il 65% è rappresentato dalle donazioni che provengono da tutto il mondo per contrastare il commercio di carne di cane, il 15% da offerte estemporanee», il 10% dalle sponsorizzazioni raccolte con il sistema della «adozione» a distanza di animali. Poi ci sono un 5% di lasciti straordinari «e un 2% che arriva direttamente dai testamenti».

L’idroterapia per gli amici a 4 zampe

I cani apprezzano. Si rilassano nella vasca dove l’idroterapia li costringe a lunghe passeggiate per recuperare da fratture alle zampe o qualche altro problema ortopedico; si riposano fra coperte e gadget che arrivano da ogni parte del mondo. Scodinzolano felici, in attesa che qualcuno se li porti via, fra le braccia degli operatori, molti dei quali volontari che ruotano nella struttura in periodi da uno a tre mesi.

              

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