Lo scoiattolo newyorkese è un grande classico del viaggio nella Grande Mela. Nessuno sfugge alla foto ricordo con coda pelosa sullo sfondo su una panchina di Central Park. Ma il rapporto tra questi roditori e i newyorkesi non è sempre stato rose e fiori. All’inizio, settecento più o meno, vivevano solo nelle foreste che ancora circondavano la città. E qualcuno, ogni tanto, se li mangiava dopo averli cacciati. Benjamin Franklin ne addomesticò uno, Mungo, e quando morì, gli scrisse un epitaffio. Ma a metà dell’800 erano già scomparsi da New York fino a quando, nel 1877, vennero reintrodotti come arredo faunistico dall’architetto che progettò il polmone verde della città: servivano, si diceva, a sviluppare la parte buona e “accudente” dei cittadini che cominciarono ad amarli e a prendersi cura di loro. Ovviamente si moltiplicarono, in sei anni erano diventati 1500 e quindi si cominciarono ad organizzare cacce cittadine per stanarli. E a fine 800, un gruppo di immigrati italiani nel Bronx venne accusato di cacciarli per mangiarseli.
Più recentemente, siamo nel 1987, uno scoiattolo danneggiò la rete elettrica della città. Risultato: blackout e interruzione del NASDAQ per 87 minuti, un record. Ma non fu l’unico blackout, anzi, ce ne furonodiversi altri. Nel 2001 arrivarono quelli rossi, che soppiantarono i neri, e tornarono ad essere i beniamini della città, tanto che Adam Koford ne trasformò una in Pearl the Squirrel, la scoiattolina in bicicletta ormai mascotte dei parchi cittadini. Ma a luglio dello scorso anno ben cinque attacchi contro passanti e jogger registrati nel Prospetto Park di Brooklyn ha ricalibrato i rapporti, ricordando di non sottovalutarli, perché carini si, ma possono essere anche molto aggressivi. Non lo era quello in foto, avvistato questa mattina a Battery Park: vorace si, ma interessato solo alla sua nocciolina.
Scoiattoli a New York, un grande classico
2018-09-19
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