Color ruggine o marrone chiaro. Frastagliate o dai contorni delineati, le macchie che ricoprono la pelle delle giraffe costituiscono il loro biglietto da visita almeno quanto il loro lunghissimo collo. Da almeno cinquant’anni si pensa che la loro distribuzione irregolare sul mantello dei quadrupedi più alti del regno animale, abbia un significato importante. Sicuramente a tenere lontani i predatori pericolosi ma anche a regolare la temperatura del corpo della giraffa. Per alcuni rappresentano una sorta di mappa di riconoscimento fra un animale e l’altro, mentre per altri ancora permettono agli esemplari di una stessa mandria di non perdersi.
Quello che però nessuno aveva mai confermato, da quando Anne Innis Dagg l’aveva intuito già nel 1968, è che questa straordinaria trama di forme e colori, che tanto ha affascinato gli amanti di questi animali trasformati anche in icone dei fumetti, potesse essere ereditaria. Ci sono riusciti Derek E. Lee e Douglas R. Cavener della Pennsylvania State University, che hanno eseguito uno studio basato su una mappatura realizzata grazie all’aiuto della fotografia digitale e a un software di riconoscimento dei disegni.
In sostanza i ricercatori, autori di un saggio sulla rivista Peerj, tra il 2012 e il 2016, hanno documentato 31 coppie di madre e cucciolo di giraffe Masai nelle savane della Tanzania settentrionale. I dati ottenuti sono stati interpretati grazie a moderni software che hanno confermato il passaggio della trama delle macchie tra madre e figlio. Lee, il principale autore dello studio, ha spiegato che «I modelli delle macchie della giraffa sono complessi e possono essere molto diversi tra gli individui, ma non conosciamo il loro scopo in natura. Questi disegni complessi potrebbero aiutare gli animali a sfuggire ai predatori, a regolare la loro temperatura, o a riconoscere la famiglia o gli individui. Ognuna di queste caratteristiche può influenzare la loro capacità di sopravvivere e riprodursi. In questo studio, abbiamo analizzato i dati sulla sopravvivenza e le foto delle macchie di giraffe Masai e confermato che sono ereditabili: vengono trasmessi dalla mamma ai figli».
Lo studio In particolare ha evidenziato che due 2 delle 11 caratteristiche delle macchie misurate erano significativamente simili nelle madri e nei cuccioli e che quindi, con buona probabilità, si era di fronte a elementi ereditari. La circolarità delle macchie, cioè quando una macchia è vicina ad essere un cerchio perfetto, e la loro solidità, cioè quanto i bordi della macchia stessa sono fluidi e completi, si sono infatti dimostrate caratteristiche che si riscontravano uguali nella madre e nel cucciolo.
Ma perché le macchie delle giraffe sarebbe ereditarie? Lo studio sembrerebbe confermare un’altra teoria già molto diffusa e cioè che le macchie sono essenziali nelle giraffe per il camouflage, cioè quel meccanismo che permette di camuffarsi per sfuggire di fronte ai pericoli rappresentati soprattutto dai cacciatori e dagli altri animali predatori, grazie alle caratteristiche del proprio mantello in grado di mimetizzarsi fra gli elementi che lo circondano rendendosi irriconoscibile. Secondo lo studio alcuni tipi di macchie possono effettivamente migliorare le possibilità di sopravvivenza di una giraffa.
Per dare conferma a questo dubbio, i ricercatori hanno esaminato i tassi di sopravvivenza di 258 cuccioli di giraffa, tra la nascita e i quattro mesi di età. Ed è emerso che gli animali con macchie più grandi e più irregolari avevano il 7,5% in più di probabilità di sopravvivere nei primi quattro mesi di vita. E che quindi quel particolare tipo di macchie garantiva una maggiore aspettativa di vita per i cuccioli di giraffa.
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