Il suo sogno è dipingere relitti abbandonati sulla riva del mare, ex cantieri navali in rovina o fari dismessi. Nel frattempo però è diventato famoso come lo street artist degli animali. Le sue balene giganti, i fenicotteri rosa, i rinoceronti con corni lucenti e i giganteschi elefanti, realistiche e inquinanti presenze cittadine che hanno invaso sottopassi e stazioni, mura di cinta delle carceri, facciate dei palazzi e metropolitane, raccontano infatti una passione assoluta e sempre più viva: quella per gli animali, il loro mondo e la loro difesa.
La collaborazione con gli eco-pirati di Sea Shepard
Moby Dick, l’artista romano che preferisce non raccontare molto di se — «la street art nasce illegale è ed giusto che sia così» — ha appena finito la performance che ancora una volta lo ha visto accanto a Sea Shepherd — l’associazione animalista internazionale nata nel ’77 a difesa della fauna ittica, famosa per le azioni dei suoi sostenitori — e ai suoi «eco-pirati» del mare: un grande squalo argentato che sibila a tutti il pericolo che plastica e inquinamento costituiscono per i nostri mari. Ma è già pronto per nuove avventure perché, dice: «La street art è un giornale aperto che possono leggere tutti. E io voglio arrivare alle periferie, ai bambini, alla “gentaccia”, perché gli animali non hanno voce e voglio dargliela io con la mia arte».
Pop surrealismo italiano
Da un punto di vista strettamente artistico Moby Dick è un «esponente del Pop Surrealismo italiano, che ha preso parte alla 53esima Biennale di Venezia ed esposto le sue opere a New York, Tokyo e Osaka», come recita il suo sito. In realtà è molto di più. In realtà ha preso l’arte di strada, i murales, la bomboletta spray in versione fantasia, e li ha trasformati in poesia dedicata agli animali. Una poesia potente, però. Che tra il blu profondo degli oceani e il bianco travolgente delle onde che avvolgono le sue balene e i suoi delfini disegnati sui muri delle periferie, urla un messaggio forte e chiaro: giù le mani dalla natura.
La nave dipinta «in diretta» al Trullo
«Quello che mi interessa è sensibilizzare le persone. Quando ho dipinto la nave di Sea Shepherd sui muri del Trullo — borgata piuttosto degradata della periferia romana —, gli abitanti del quartiere si sono avvicinati e hanno comunicato a fare domande. “perché una nave?”, “a che serve?”. La curiosità è cresciuta insieme all’interesse. Ed era quello che volevo. Arrivare alle persone più difficili». Anche lasciando da parte, per un attimo, «l’illegalità» solitaria del disegno mordi e fuggi sui muri della città a vantaggio delle performance live: «La gente ti vede lavorare in diretta e si entusiasma, partecipa. Si lascia coinvolgere». Questo è il valore aggiunto del messaggio che tra poco tornerà protagonista delle sue performance con un intervento già programmato alla stazione metro di Conca d’Oro a Montesacro: «La protagonista sarà Daniza, l’orsa massacrata in Trentino».
Supporter per sette associazioni animaliste
Animalista e attivista da sempre, Moby Dick ha scelto di supportare le associazioni ambientaliste alle quali si sentiva giù vicino: Animal Aid, Animalisti Italiani, WWF, Oceano Mare Dolphin, Animal Asia, Grinder Roma e Sea Shepherd, appunto. Attraverso il suo lavoro artistico si spende per loro e per le loro cause, che sente anche sue. «L’arte arriva diretta. E’ un messaggio chiaro. E il mio messaggio è chiarissimo: salvare la vita di chi non ha voce, cioè gli animali». Al fianco di queste associazioni ha manifestato contro la corrida e contro l’artista costaricano Guillermo Habacuc Vargas (che per una performance ha lasciato morire un cane) con un’opera portata alla Biennale di Venezia nel 2002.
La megattera sul Teatro dell’Opera di Firenze
Ma si è anche schierato a favore della difesa degli animali in via d’estinzione, dipingendo una gigantesca megattera, una caretta caretta, un lupo, un rinoceronte di Sumatra e i meravigliosi occhi di un leopardo nebuloso sulla facciata esterna del Teatro dell’Opera di Firenze. Ad un evento commerciale come il Surf Expo ha difeso la tematica ecologista contro l’invasione dei nostri mari da parte di plastica, reti e microplastica realizzando un enorme e luccicante squalo grigio, a simboleggiar il lavoro di Sea Shepherd con cui ha condiviso l’evento, dopo aver partecipato alla raccolta di immondizia dalla spiaggia (poi riutilizzata nello stesso murale). «La difesa del mare è il messaggio più difficile da far arrivare — spiega Moby Dick chiarendo la sua adesione sempre più convinta alle battaglie di Sea Shepherd — perché il mare è una sorta di terra di nessuno di cui è complicato individuare i problemi. Cetacei, delfini, squali, balene, sono praticamente invisibili, e per questo vanno difesi con più convinzione».
Progetto per un «disegno sensoriale»
Con la stessa convinzione Marco Tarascio — questo il nome all’anagrafe di Moby Dick — vuole continuare questa battaglia. Le idee sono tante e tutte bellissime. «Sto lavorando con un artista famoso ad un progetto di disegno sensoriale — annuncia l’artista che ha cominciato con le gallerie romane Mondo Bizzarro e Doroty Gallery dove è stato assistente a nomi internazionali come Kobra e Roa (“un vero onore, un antispecista vero”) — poi ci saranno altri interventi nelle metropolitane contro la corrida e per la liberazione animale».
«Vedere una balena dal vero accappona la pelle»
Ma quando può, è ancora al mare che pensa. «L’anno scorso mi sono imbarcato sul veliero di Oceano Mare Doplhin e abbiamo avvistato un capodoglio. Per un po’ ha seguito la barca, nuotandoci accanto. Poi ha sollevato la coda gigantesca e si è immerso — racconta ancora emozionato —: vedere una balena da vicino fa accapponare la pelle. Un’emozione pazzesca, come lanciarsi col paracadute».
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