CON GLI ORSI DELLA LUNA, TRA LE FORESTE VERDI DEL VIETNAM

La Scimmia Viaggiante a Tam Dao, in un verdissimo Vietnam del Nord, fuori dalle rotte turistiche affollate, per conoscere gli orsi che, salvati dalle orrende fattorie della bile, vivono felici la loro nuova vita assistiti dallo straordinario team di Animals Asia.

Quando la macchina si inerpica fino al cancello di Tam Dao, qualche centinaio di chilometri da Hanoi, il tempo sembra fermarsi. Le nuvole scendono a circondarti e tutto appare sospeso, come in un mondo parallelo. I rumori si attutiscono e la pioggia tamburella lieve, senza dare fastidio. Le colline, tutte intorno, sono verdi. Ma il verde è pronto ad accendersi di smeraldo, quando le gocce colano dal cielo velato, e tutto si ricopre di un’umidità che profuma di bagnato.

È il Vietnam. Ma è un Vietnam lontano anni luce dalle vele arancioni che solcano la Baia di Halong o da quello delle gallerie scavate dai Vietcong per sfuggire al napalm degli americani. È il Vietnam della natura e dei silenzi. Delle campagne percorse dalle biciclette e dai cappelli a cono. Dalle montagne che nascono dal mare, ancora abitate da popolazioni antiche e misteriose. Il Vietnam degli animali, non abbastanza protetti e difesi da tradizioni e usi millenari che mescolati a logiche di guadagno e diritti misconosciuti, si trasformano in abusi e violenze, insopportabili.

È il Vietnam del Moon Bear Rescue Centre, una riserva di dodici ettari nel cuore del Vietnam del nord dove dal 2010 l’associazione Animals Asia accoglie, cura e protegge circa 500 Orsi della Luna dopo averli letteralmente strappati dalle gabbie dove, a volte per decine e decine di anni, questi esemplari di rara bellezza che raggiungono anche i 200 chilogrammi e sfiorano i due metri di altezza, erano segregati. A Tam Dao ritrovano la loro dignità e provano a vivere la loro “seconda” vita.

Il santuario è nato per volere di Jill Robinson, fondatrice di Animals Asia. Nel 1999 si era trovata per la prima volta in una fattoria della bile e sconvolta da ciò che aveva visto, si era giurata di dedicare la sua vita a salvare gli orsi della luna imprigionati per estrarre dalla loro cistifellea la bile il cui principio attivo (necessario per la produzione di molti prodotti commercializzati come “miracolosi”) era nel frattempo stato prodotto artificialmente. Ancora più inutile e assurda, quindi, la pratica dell’estrazione da organi di orsi vivi e senzienti, costretti tutta la vita in gabbie anguste che impediscono loro anche i più elementari movimenti, torturati per decenni attraverso pratiche di estrazione dolorosissime che producono infezioni e tumori, spesso portati alla pazzia dalle condizioni di detenzione.

Da allora, con enormi sforzi e tanta determinazione, sono centinaia gli orsi che sono stati strappati alla prigionia e riportati alla vita. Arrivano feriti, piagati, ammalati di tumori, le unghie e i denti strappati dai morsi contro le sbarre delle gabbie che li imprigionano e dove vengono segregati dopo essere stati catturati e strappati dal loro habitat naturale, spesso quando sono ancora cuccioli. Arrivano umiliati e feriti nello spirito e nella psiche, timorosi di adattarsi alla luce e alla compagnia, sorpresi dalla morbidezza dell’erba e dal gusto ricco della frutta e del miele. Li aspettano veterinari ed esperti, pronti a dargli una seconda chance. Ad offrirgli il tempo necessario per fargli riprendere il contatto con il mondo che hanno visto solo da dietro le sbarre. Conosceranno affetto e cure, la compagnia dei loro simili, i giochi appassionanti per la ricerca del cibo. Ritroveranno i ritmi naturali delle loro esistenze, scanditi da tuffi nelle acque dei piccoli laghetti e dalle arrampicate tra gli alberi. Riposeranno all’ombra e si bagneranno sotto la pioggia, come è giusto che sia. E moriranno in pace, quando il loro viaggio sarà stato completamente percorso, in libertà e con dignità.

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