Un viaggio tra i santuari dove gli elefanti sono accuditi eticamente dopo una vita di sfruttamento e sofferenza. E dove andarli a conoscere contribuisce alla loro salvaguardia
Regola numero uno: diffidate da chi vi offre tour in groppa ad un elefante. Regola numero due: diffidate da chi vi offre di fare il bagno con gli elefanti. Regola numero tre: diffidate da chi vi fa pagare per assistere a spettacoli in cui gli elefanti giocano a palla, dipingono, ballano o fanno qualsiasi gioco che scimmiotti i giochi umani. Sono le buone regole, semplici e forse anche intuitive, che vi permetteranno di scegliere un viaggio eticamente sostenibile in Thailandia alla scoperta del magico mondo degli elefanti. Perché prima di volare dall’altra parte del mondo mossi dal desiderio di entrare in relazione con uno degli animali più amati ma anche più bistrattati della terra, è bene sapere che la Thailandia, ma anche la Cambogia, il Laos e il Myanmar, sono affollati da rifugi (chiamati spesso anche santuari) che si professano eticamente rispettosi di questi animali, ma che invece li sfruttano come attrazioni turistiche. Meglio starne alla larga e individuare i veri santuari, dove si possono vivere momenti di autentica meraviglia accanto ai pachidermi, senza forzarli a far nulla che sia contro la loro natura.
La Thailandia e gli elefanti: amore e odio
Dall’addestramento coercitivo e violento che i cuccioli di elefante subiscono per essere addomesticati e quindi utilizzati per diversi usi, fino alle lunghe e faticose marce a cui sono costretti per anni e anni portando in groppa uno o due turisti seduti su una pesante sella in legno, gli elefanti sono animali davvero molto sfruttati in Thailandia. Eppure questo animale, di cui oggi la Thailandia celebra la giornata nazionale, è sicuramente il più iconico e rappresentativo di questo paese, tanto da essere stato presente in passato nella bandiera del Siam. Rappresentato da sempre nelle sculture che decorano i templi, trasformato in gadget, rigorosamente con la proboscide portafortuna alzata, era cavalcato persino dai re in battaglia. Maestoso e placido, si incontra ovunque in tutto il Sud Est Asiatico e persino un’isola thailandese, Koh Chang, gli è dedicata. Eppure questo non ha evitato che nei secoli l’elefante venisse utilizzato come bestia da soma per trasportare il pesantissimo legname di tek dalle foreste e che, per piegarne la volontà ed ammansirlo ad animale semi-domestico, venisse utilizzato il tristemente noto metodo del pajan, che significa “spezzare lo spirito”. Questo è l’obiettivo infatti quando il cucciolo di elefante viene sottratto alla madre, costretto in una gabbia di legno piccolissima e colpito violentemente ad ogni comando sbagliato. Questa pratica “educativa” si protrae per giorni e giorni, fino a quando l’elefante distrutto nella volontà cede alle richieste degli addestratori. É il primo passo verso la sottomissione totale che lo porterà ad essere utilizzato soprattutto nel turismo: adatto a trasportare i viaggiatori pigri, a farsi scattare selfie in ogni posizione, ad essere toccato, a dipingere, a giocare a palla, a fare acrobazie. Lucreranno sulla sua vita stessa, trasformandolo in un fenomeno da baraccone al servizio del divertimento umano.
I santuari. La seconda vita per gli elefanti che hanno la fortuna di essere salvati
Per alcuni di loro si apre però la possibilità di una seconda vita che non conosce sfruttamento e coercizione. Liberi di esprimere la propria natura, infatti, alcuni fortunati elefanti sono liberati dalla loro condizione di schiavitù e sono accolti in rifugi specializzati, i santuari. In tutto il Sud Est Asiatico, e soprattutto in Thailandia, sono moltissimi e crescono sempre di più. Ma a volte nascondono una finta realtà di benevolenza nei confronti di questi animali che invece continuano a sfruttare soprattutto per il turismo, attratto sempre più dal contatto diretto con gli animali selvatici. Per questo è bene valutare bene, prima di scegliere il santuario dove andare a vivere una delle esperienze sicuramente più emozionanti della vita. Per questo è bene attenersi alle regole che abbiamo indicato: niente passeggiate in groppa all’elefante, nessun bagno comune, nessun pagamento per assistere a scimmiottamenti di attività ludiche tipicamente umane.
I progetti etici: salvare gli elefanti conoscendoli senza traumatizzarli
Una possibilità è data dai progetti etici organizzati sul territorio thailandese e riuniti sotto l’egida della Asian Elephant Projects . Attraverso il sito si possono scegliere ancora prima di partire tour etici con gli elefanti adatti a tutte le età e a tutti i livelli di difficoltà: dalle impegnative escursioni con gli elefanti nella giungla di montagna alle passeggiate panoramiche nella foresta a un ritmo rilassato, guardando le famiglie di pachidermi che si nutrono lungo la strada. Tra montagne, giungle e pianure, la maggior parte dei progetti di ecoturismo offre tour di un’intera giornata e mezza giornata, nonché volontariato di una settimana. La certezza è che i soldi spesi si trasformeranno in un impegno per il benessere degli elefanti e, spesso, anche nel coinvolgimento delle comunità locali. La pandemia da covid-19 ha colpito duramente anche questi luoghi che si stanno lentamente riaprendo al turismo. Tutti denunciano una grave perdita di entrate economiche e grandi difficoltà nel sostentamento di questi animali e annunciano di aver aumentato sicurezza e misure igieniche per permettere al turismo etico di tornare in Thailandia al più presto.
Chang Mai e il Nord della Thailandia
La vegetazione lussureggiante è ovunque. Arrivare a Chang Mai in treno da Bangkok permette di addentrarsi ancora meglio in una natura che coinvolge e affascina per la sua selvaggia bellezza. Per questo forse il nord della Thailandia è il luogo dove i santuari per elefanti sono più diffusi e frequentati. Tra questi l’Elephant Nature Park è forse il più famoso di tutto anche perché fondato da una vera leggenda dell’animalismo thailandese Sangduen “Lek” Chailert. Centro di recupero e riabilitazione di elefanti dove puoi fare volontariato è stato protagonista di dozzine di salvataggi che hanno dato vita ad un numeroso branco di elefanti. Volontari e visitatori contribuiscono alla vita del campo e nel frattempo imparano a conoscere le loro storie degli elefanti che incontrano. Il santuario ormai organizza progetti in Thailandia, Cambogia e Myanmar.
Koh Samui e il sud della Thailandia
Nell’isola delle vacanze, oltre ai tramonti, due sono le grandi passioni dei visitatori: lo yoga e gli elefanti. Il Samui Elphant Sanctuary ha aperto due sedi. In entrambe sono rispettati i canoni etici del rispetto dell’animale e della sua identità. E obiettivo dei santuari è proprio che «gli elefanti più salvati possano vivere con dignità e rispetto». Entrambi i santuari si trovano su terreni boscosi, ed accolgono animali che hanno lavorato nell’industria del disboscamento e del turismo. Tra le attività proposte per socializzare con loro c’è l’offrirgli il cibo, passeggiare con loro e avere il piacere di osservare questi gentili giganti mentre vagano, socializzano, fanno il bagno, giocano nel fango e si godono la vita pacifica che meritano.
Sempre a Samui si trova il Samui Elephant Haven un santuario etico per elefanti salvati da pratiche di sfruttamento tra cui trekking, esibizioni nei circhi, disboscamento e accattonaggio di strada. Dalla cima delle colline, affaccito sul Golfo di Thailandia, l’Haven assicura che gli elefanti salvati siano liberi di vagare nel rifugio e possano esprimere i loro istinti naturali attraverso il gioco e l’interazione raccogliendo piante autoctone e facendo il bagno nelle varie piscine naturali.
Pukhet, non solo balli e divertimenti in spiaggia
Confinante con il Parco Nazionale di Khao Phra Thaeo, il Phuket Elephant Sanctuary offre una nuova casa ad elefanti che hanno sofferto vite di sfruttamento nel settore del disboscamento e del turismo. «Salviamo elefanti malati, feriti e vecchi, riportandoli alle loro abitudini originarie. Qui gli elefanti possono essere solo elefanti» spiegano dal santuario che spiega con semplicità anche perché vieta il bagno con i pachidermi. «Gli elefanti amano nuotare, rinfrescarsi e sguazzare nell’acqua e coprirsi di fango denso. A loro piace farlo da soli o con altri elefanti. Tuttavia, se le persone si affollano o interagiscono con loro durante questo rituale, il bagno diventa stressante per gli elefanti, impedendo loro di godersi il loro tempo in acqua e mostrare il loro comportamento naturale». Gli elefanti però si possono osservare mentre fanno il bagno e si può dar loro da mangiare, godendo di un incontro ravvicinato ugualmente emozionante.
Altri santuari etici in Thailandia si possono trovare a Pattaya e a Kanchanaburi
Al Pattaya Elephant Sanctuary c’è l’opportunità di nutrire gli elefanti, camminare con loro lungo i sentieri della giungla mentre si nutrono e osservarli interagire tra loro mentre fanno un bagno di fango e giocano insieme nella loro piscina. L’Elephant Haven di Kanchanaburi si trova nel sud-ovest della Thailandia nella bellissima regione del Parco Nazionale Sai Yok. Questo progetto ha portato alla libertà 7 elefanti e si sostiene attraverso le visite. La trasformazione di Elephant Haven da un campo di trekking in un programma etico è stata anche raccontata in un film “Love & Bananas; An Elephant Story” che è riuscito a far conoscere a livello internazionale la realtà dei santuari etici.
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