Trentacinque anni di solitudine e di prigionia in uno zoo di Islamabad: poi per lui, grazie a Four Paws, si è mosso un piccolo esercito capeggiato da Cher che lo ha letteralmente fatto volare verso una nuova vita nella lussureggiante foresta cambogiana
Dopo sette ore di volo Kaavan è arrivato nella sua nuova casa, in Cambogia. Si è lasciato alle spalle il triste e obsoleto zoo di Islamabad, i lunghissimi anni di solitudine, le giornate tutte uguali passate camminando ossessivamente lungo il perimetro del recinto e muovendo istericamente la proboscide, come fanno gli elefanti quando sono sopraffatti dallo stress.
Per lui, per farlo arrivare al Cambodia Wildlife Sanctuary dove vivrà finalmente in compagnia dei suoi simili, si è mosso un piccolo esercito.
Per strapparlo alla sua solitudine, cominciata nel 1985 quando Kaavan giunse allo zoo di Marghazar a Islamabad come regalo dallo Sri Lanka, si è mobilitata persino la star internazionale Cher, co-fondatrice dell’ong Free the Wild, che ha voluto assistere personalmente alle fasi di trasferimento. «I miei desideri si sono finalmente avverati. Abbiamo fatto il conto alla rovescia fino a questo momento e lo abbiamo sognato per così tanto tempo che vedere finalmente Kaavan trasportato fuori dallo zoo di Marghazar è un ricordo che ci accompagnerà per sempre» ha commentato l’attrice.
Ma davvero in tanti si sono dati da fare per permettere che l’elefante potesse essere spostato in tutta sicurezza: innanzi tutto il team dell’organizzazione internazionale per il benessere animale Four Paws, che per tre mesi si è trasferito ad Islamabad per curare ogni dettaglio e permettere a Kaavan di prendere confidenza, giorno per giorno, con la grande cassa da 11 tonnellate con cui sarebbe stato trasportato sull’aereo. Ma anche l’uomo d’affari, giornalista e filantropo statunitense Eric S. Margolis, che ha co-finanziato il volo e il trasferimento degli altri animali dallo zoo Marghazar. «Kaavan ha preso fiducia e in poco tempo ha fatto grandi progressi. Nel suo caso non è servito solo un villaggio, ma un intero paese per trasferirlo in Cambogia» ha raccontato, soddisfattissimo, il veterinario di Four Paws Amir Khalil, responsabile della complessa missione di salvataggio.
E in effetti, per Kaavan, il Pakistan ha messo ha disposizione anche una scorta militare che, dopo il saluto ufficiale del Presidente pakistano Arif Alvi arrivato appositamente allo zoo, ha accompagnato Kaavan all’aeroporto internazionale di Islamabad, dove un Ilyushin Il-76, un aereo da trasporto russo, stava già aspettando l’elefante e la squadra di soccorso. Un viaggio di undici ore, incluso lo scalo tecnico in India, durante il quale l’elefante è stato rifocillato con 200 chilogrammi di cibo e costantemente monitorato dai veterinari di Four Paws che raccontano: «Nella sua cassa di trasporto è stato installato un sistema di tubi per intercettare fino a 200 litri di urina». Grande attenzione, quindi, per l’anziano elefante che di attenzioni, in vita sua, ne aveva avute ben poche.
Fino a pochi giorni fa, infatti, la casa di Kaavan era stata uno zoo fatiscente e dalla ben triste reputazione, legata a tante morti di animali. Aperto nel ’78 come santuario per accogliere la fauna selvatica sulle colline di Margalla, si era ben presto trasformato in un semplice e triste zoo a pagamento in cui erano prigionieri animali esotici e non. Lupi, scimmie, orsi e addirittura conigli erano in esposizione. Kaavan, dopo i primi cinque anni in completa solitudine, una delle peggiori sofferenze che si possano infliggere ad un elefante, animale sociale che nasce, cresce e muore sempre accanto ai suoi simili, era stato affiancato da Saheli. Ma alla sua morte, era ripiombato nella solitudine più assoluta. Per lui lunghe giornate, mesi e anni senza nessun arricchimento ambientale che ne alleviasse la frustrazione e lo stress. Ora, lentamente e finalmente, lo zoo si sta svuotando. Sono rimasti solo due orsi bruni himalayani, un cervo e una scimmia e Four Paws prevede di portare i due ex orsi danzanti Suzie e Bubloo in Giordania a metà dicembre dove, insieme alla Fondazione Princess Alia, gestisce il santuario Al Ma’wa per la natura e la fauna selvatica vicino ad Amman.
Niente potrà restituire a Kaavan un’intera vita di prigionia e di solitudine. Ma finalmente si aprono per lui le porte di un’esistenza dignitosa, anche se non riassaporerà mai la vera libertà, non potendo essere rilasciato in natura. «Inizialmente verrà portato in un recinto di quarantena di circa un acro – spiegano da four Paws – dove sarà gestito da un sistema di contatto protetto per permettergli di abituarsi al nuovo ambiente. Dopo la quarantena potrà vagare all’interno di un altro recinto più grande e dopo la completa riabilitazione avrà a disposizione un’enorme area recintata che copre diversi ettari». Per lui grandi spazi, compagnia e buon cibo. Per sempre.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.