Asini, che dolcezza!

Al Rifugio degli Asinelli, a Sala Biellese, l’esperienza entusiasmante del contatto diretto con uno degli animali più sfruttati della storia, ma malgrado tutto mansueto, curioso e di una tenerezza disarmante

Quando ti vedono arrivare ti vengono incontro trotterellando. Non hanno bisogno di annusarti: gli interessa di più cominciare a strappare la loro dose di coccole e carezze. Grattini sul muso e fra gli occhi, lisciatine alle lunghe orecchie e, se ci scappa, qualche bacino. Gli asinelli del rifugio di Sala Biellese, una collina incantata fra Langhe e Monferrato dove si arriva attraversando un bosco silenzioso e avvolgente, tra saliscendi mai impervi e improvvise vedute che si aprono in lontananza, sono accoglienti e indaffarati nelle loro attività quotidiane: rosicchiare paglia ed erba fino allo sfinimento e, alla fine, riposarsi un po’.

Sono un po’ più di 120. Ad accudirli ci pensano quelli del rifugio, che dal 2009 hanno creato una realtà che accoglie, cura e sostiene asini sottratti a situazioni di disagio, di maltrattamento e, a volte, di malattia. Loro, a partire da Chicca, la vecchietta di 30 anni, sono i grandi protagonisti inconsapevolmente coccolati e curati come mai lo sono stati nelle loro precedenti vite. Arrivano da anni di sfruttamento come fattrici, e le riconosci dalle pance enormi e slabrate dovute alle tante gravidanze, oppure sono stati salvati dall’abbandono, come la dolcissima Diva ritrovata in Romania devastata dalla fatica e dall’incuria sempre in cerca di panini da mangiare forse perché di fame ne aveva sofferta tanta, o ancora reduci da un recupero forzato, come il gruppo numeroso proveniente da un sequestro ad un privato di Alessandria.

Ci sono gli asini bolsi, che hanno problemi respiratori: Camillo, Shreck, Kiri, Lucio e Galileo ti accolgono insieme al fantastico e giocherellone Ardito già dal primo recinto, venendoti incontro pronti a giocare. Ci sono gli asini terapeuti, destinati alle case di riposo e alle strutture assistenziali: sono gli asinelli dolci per eccellenza, i più mansueti, quelli la cui presenza basta, da sola, ad alleviare pene e dolori di malati, anziani e persone vulnerabili. Alice e Pimrose sono i primi a partire quando si tratta di raggiungere persone in difficoltà di cui si trasformano immediatamente in sostegno e piccoli amici. Ci sono quelli un po’ malaticci, come Sole: ha la dermatite che gli ha causato ferite e alopecia: per lui dieta controllata e cortisone. Quasi tutti in coppia: ma non è amore, non è sesso, è amicizia. Gli asini si scelgono e amano passare il tempo con il loro amico del cuore: condividono la stalla, la mangiatoia e, se ci sono, i grattini. A volte la scelta è per sempre. A volte invece, si può scegliere un nuovo amico. Ma quando sono in coppia, non per dovere ma per empatia, sono indivisibili.

Passeggiare in mezzo a loro è un sollievo e un piacere. Guardarli uscire dai ricoveri per la sgroppata di gruppo, mentre si rincorrono e ragliano felici, saltando in aria in capriole scomposte, è un grande divertimento. L’empatia è immediata, non c’è bisogno di tante sovrastrutture per parlare a questi animali tenerissimi e un po’ goffi. Ognuno di loro ha una personalità, si capisce subito, e un’anima. Che ha sofferto dei maltrattamenti subiti ma che ora è pronta, malgrado tutto, a restituire gioia e dolcezza. Si possono sostenere a distanza oppure adottare, se si ha lo spazio (almeno 4 ettari) e il tempo. Ma non è uno scherzo, è un impegno serio e duraturo. Gli asini possono vivere molto, il più longevo che si conosce a superato i 50 anni, anche si solito arrivano ad una trentina di anni. Bisogna sostenerli e curarli, con amore. Grazie al Rifugio degli asinelli già molti di loro hanno trovato spazio in famiglie e associazioni. Ma per chi non può, andare a condividere con loro una giornata e una carezza è, grazie a questa realtà che ogni anno è visitata da circa 20 mila persone, una bellissima opportunità. E chi non può portarseli a casa, può portarsi a casa almeno il diploma di adottante a distanza: 24 euro l’anno e un piccolo asino che, dal suo recinto, raglia anche per noi.

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